In Italia sempre meno persone scelgono il matrimonio, e se lo fanno quasi sempre è in sede civile e dopo anni di fidanzamento. A certificarlo i dati Istat con il dossier dedicato.
I sondaggi evidenziano come gli italiani preferiscano optare per le convivenze, formula assai meno impegnata del rito ufficiale. Rispetto al 2008 le cosiddette coppie di fatto sono più che raddoppiate e debbono essere considerate, come ha sollecitato lo stesso Pontefice.
A confermare ulteriormente le rilevazioni c’è il fatto che un neonato su quattro ha genitori non coniugati. A spiegare il fenomeno sarebbe il calo demografico, almeno secondo la teoria avanzata dall’Istituto Nazionale.
Si abbassa altresì l’ammontare complessivo delle unioni: 3 anni fa i matrimoni sono stati quasi 190mila con una flessione di 4.300 riti rispetto all’anno precedente. In totale, nell’arco di tempo compreso tra il 2008 e il 2014 i matrimoni sono calati di 57.000 unità.
Si dice quel fatidico sì sempre più in là con gli anni, anche per il fatto che a vivere da soli i giovani ci vanno più tardi. Il 78,6% nel caso dei maschi tra i 18 e i 30 anni e il 68,4% nel caso delle loro coetanee.
Il 43% dei matrimoni sono celebrati in Comune, ma al Nord e al Centro i matrimoni in sede civile superano i riti religiosi.
Di norma ci si separa dopo 16 anni di unione, anche se i matrimoni più recenti si interrompono sempre più presto. I divorzi per i matrimoni durati più di 10 anni sono praticamente raddoppiati, dal 4,5% di quelli del 1985 all’11% per le nozze registrate nel 2005.
Credits: Istat
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