Arte ai confini della realtà: riflessi o fantasmi?

Il mondo dei fantasmi da sempre affascina l’essere umano; è dalla notte dei tempi che in ogni cultura si narra delle apparizioni improvvise di queste figure eteree.

Nel mondo degli spiriti è bene però fare una distinzione tra spettri e fantasmi: i primi si manifestano a chi li evoca, sono presenze che dovevano stare dietro e invece è vengono avanti (“speciulum”) percepibili effettivamente; mentre i fantasmi non sono visibili: si trovano nel mondo in cui muovono gli spettri, sono dei movimenti extrasensoriali.

Nella letteratura come nell’arte fantasmi e presenze fisiche visibili solo attraverso giochi di specchio spesso ricorrono; ecco una lista delle 5 apparizioni ai confini della realtà più suggestive.

Hokusai Yurei di Katsushika Hokusai (1831)

Katsushika Hokusai raffigurò un fantasma secondo la cultura giapponese, nella sua opera  Hokusai Yurei . Si tratta di una stampa xilografica.

I fantasmi nella cultura giapponese sono chiamati yūrei e come per le controparti occidentali, si tratta di anime dei defunti che sono incapaci di lasciare il mondo dei vivi e raggiungere in pace l’aldilà. Nel caso di morti improvvisi e violente o se i riti funebri non sono stati effettuati, l’anima del defunto si trasforma in yūrei. Essi possono infestare un oggetto, un posto o una persona, e possono essere scacciati solo dopo aver celebrato i riti funebri o risolto le questioni in sospeso che li tengono legati al mondo dei vivi.

Gertrude, Amleto e il fantasma del padre di Amleto di Johann Heinrich Füssli (1793)

La versione della classicità viene reinterpretata e distorta da Füssli, spesso attraverso stilizzazioni manieriste, a significare l’impossibilità del recupero del mondo classico. Le deformazioni delle figure, le metamorfosi allegoriche, le invenzioni orride e angosciose forniscono linfa vitale alle strutture formali classiche, mai rinnegate.

Füssli si contrappose alle teorie neoclassiche di Winckelmann e si trovò più vicino al sublime di Burke che nasce dall’orrido, dallo spaventoso. In sintonia con questa visione onirica, simbolica e allucinata è la serie di opere (dipinti, disegni, incisioni) che Füssli eseguì per tutta la vita ispirandosi al teatro di Shakespeare, in particolare ai drammi incentrati su miti e leggende misteriose con fantasmi, fate e folletti.

Ritratto dei coniugi Arnolfini di Jan van Eyck – National Gallery di Londra (1434)

L’opera mostra la coppia in piedi, riccamente abbigliata, che si trova dentro la stanza da letto, mentre l’uomo, Giovanni Arnolfini, fa un gesto verso lo spettatore che può essere interpretato in vari modi, dalla benedizione, al saluto, al giuramento (anche di fedeltà alla memoria). La moglie gli offre la sua mano destra, mentre appoggia la sinistra sul proprio ventre, con un gesto che ha fatto pensare a un’allusione a una gravidanza futura o prossima. La posa dei personaggi appare piuttosto cerimoniosa, praticamente ieratica; questi atteggiamenti sono probabilmente dovuti al fatto che si sta rappresentando la celebrazione di un matrimonio o la commemorazione di una defunta, dove tale serietà è del tutto appropriata.

La stanza è rappresentata con estrema precisione ed è popolata da una grande varietà di oggetti, tutti raffigurati con un’attenzione estrema al dettaglio. Tra questi oggetti spicca, al centro, uno specchio convesso, dettaglio giustamente celebre ed enigmatico, dove il pittore dipinse la coppia di spalle e il rovescio della stanza, dove si vede una porta aperta con due personaggi in piedi, uno dei quali potrebbe essere il pittore stesso. Anche secondo alcune tesi, la coppia che si vede nello specchio potrebbe essere una coppia di fantasmi.

Las Meninas di Diego Velázquez – Museo del Prado (c.a 1656)

Las Meninas è ambientato nello studio di Velázquez, ubicato nel Real Alcázar di Madrid di Filippo IV, a Madrid.

In quest’opera è dipinta l’Infanta Margarita, la figlia maggiore della nuova regina, circondata dalle sue dame di corte. Alla sua destra compare Doña Maria Augustina de Sarmiento, ed alla sua sinistra Doña Isabel de Velasco, la sua nana ed il suo mastino, oltre che da altri membri della corte spagnola. Velázquez si trova di fronte al suo cavalletto.

È una composizione di enorme impatto raffigurativo. L’Infanta Margarita si erge orgogliosamente in mezzo alle sue damigelle d’onore, con una nana a destra. Sebbene sia la più piccola, è evidentemente la figura centrale. Una delle sue damigelle si sta inginocchiando di fronte a lei, mentre l’altra si sta piegando verso di lei, cosicché l’Infanta, in piedi, con la sua larga gonna con guardinfante, diventa il fulcro dell’azione. La nana, circa delle stesse dimensioni dell’Infanta ma un po’ ingrandita dalla maggior vicinanza all’osservatore, per contrasto fa apparire Margarita più delicata, fragile e preziosa.

Nello specchio sopra la testa dell’Infanta si riflettono le figure eteree dei regnanti, che si pensa sia la vera protagonista del dipinto. La struttura ed il posizionamento spaziale delle figure è tale che il gruppo di damigelle intorno all’Infanta sembri stare dal “nostro” lato, di fronte a Filippo IV e sua moglie Marianna. Nonostante possano essere visti solo nel riflesso dello specchio, re e regina sono il vero punto focale del dipinto verso cui sono diretti gli sguardi di quasi tutti i personaggi.

Come spettatori, capiamo di essere esclusi dalla scena, poiché al nostro posto c’è la coppia regnante. Ciò che sembra a prima vista un dipinto “aperto” si dimostra essere completamente ermetico – un’affermazione ulteriormente intensificata dal fatto che il dipinto di fronte a Velázquez è completamente nascosto alla nostra vista.

Le figlie di Edward Darley Boit di John Singer Sargent – Museum of Fne Arts (1882)

Dipinto a Parigi nell’autunno del 1882 è uno dei numerosi ritratti a membri della comunità americana espatriati che Sargent fece nella capitale francese tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80. Le circostanze esatte di questa commissione rimangono sconosciute, Sargent era un amico dei genitori delle ragazze, Edward Darley Boit e Mary Louisa Cushing Boit.

Le quattro ragazze sono presentate individualmente anche se due di loro restano in una zona d’ombra. In particolare, oltre alla bambina più piccola che abbraccia la sua bambola alle sue spalle ci sono una sorella con le mani dietro alle spalle e altre due sorelle che restano quasi in disparte, oltre appunto a la linea d’ombra. Si tratta di un quadro particolarmente enigmatico perché le due sorelle più grandi sono pressoché identiche, si tratta di fantasmi o come molti ritengono di un gioco di specchi suggerito dallo specchio che riflette sul fondo della tela e dai riflessi di luce sui due vasi giapponesi?

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