Pompei: nuovi rinvenimenti tra i cunicoli di scavi clandestini

Scoperta straordinaria nell’area di Civita Giuliana, nella zona Nord fuori le mura del sito archeologico di Pompei, dove erano stati intercettati cunicoli clandestini.

Grazie all’operazione congiunta del Parco Archeologico di Pompei con la Procura della Repubblica di Torre Annunziata, gli investigatori del Comando Gruppo Carabinieri  di Torre Annunziata e del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Napoli (che stavano indagando su queste attività illecite già dallo scorso agosto) è stato avviato un intervento di scavo allo scopo di proseguire nelle indagini e salvare il patrimonio archeologico in pericolo. 

Sono stati così rinvenuti vari di ambienti di servizio di una grande villa suburbana conservata in maniera eccezionale, dalla quale sono emersi anche diversi reperti (tra cui anfore, utensili da cucina, parte di un letto in legno di cui è stato possibile realizzare il calco) e una tomba del periodo post 79 d.C. che custodiva lo scheletro del defunto.

Per la prima volta è stato, inoltre, possibile restituire, attraverso la tecnica dei calchi, la sagoma integra di un cavallo rinvenuto in uno degli ambienti dello scavo.

L’attuale campagna di scavo, in località Civita Giuliana, area a circa 700 m a nord-ovest delle mura dell’antica Pompei, ha messo in luce il settore produttivo-servile di un’ampia villa già,  in parte,  indagata agli inizi del ‘900  e l’ area (sud e sud-ovest della struttura) destinata a uso agricolo.

Tra il 1907 e il 1908, nella zona immediatamente a nord di quella in esame, erano stati condotti scavi ad opera del Marchese Giovanni Imperiali, sulla base di una concessione di scavo rilasciata dall’allora Ministero della Pubblica Istruzione al privato secondo la normativa in vigore all’epoca, i cui resoconti sono stati pubblicati nel 1994 con una monografia della Soprintendenza.

Il vecchio scavo aveva portato alla luce 15 ambienti riferibili a due settori della villa, uno residenziale e l’altro produttivo.

Nel 1955, la Soprintendenza Archeologica, a ridosso di uno dei saggi praticati durante l’attuale indagine, ha portato alla luce dei setti murari.

La zona negli ultimi anni è stata oggetto di scavi clandestini, individuati grazie alla scoperta di cunicoli sotterranei, esplorati dai Carabinieri con il supporto logistico dei Vigili del Fuoco.

I cunicoli, realizzati seguendo le pareti perimetrali degli ambienti e provocando brecce nei muri antichi, hanno però danneggiato gli intonaci, distrutto parte dei muri, trafugato e rovinato oggetti.

L‘urgenza di mettere fine a questi scavi illeciti, che stavano mettendo a rischio il patrimonio archeologico nazionale, ha portato all’avvio di una nuova campagna di scavo attraverso un’operazione congiunta tra Parco Archeologico di Pompei e Procura della Repubblica di Torre Annunziata. Al momento, sono stati esplorati due ambienti, denominati “d” e “e”.

L’ambiente “d” è caratterizzato sul lato ovest dalla presenza di una porta e di una piccola finestra strombata di cui si conserva ancora la piattabanda in legno; sul  lato est è una sola finestra quadrangolare, apertura attraverso la quale sono entrati i depositi di flusso piroclastico (surge, cioè cenere consolidata, il cd. “tuono”) riferibile alle fasi conclusive dell’eruzione pliniana.

Le pareti, a eccezione di quella occidentale, erano decorate da un sottile strato di intonaco bianco, con tracce di fasce rosse.

Il muro meridionale ospita un’edicola quadrangolare, un piccolo lararium, delimitato da una cornice d’intonaco, all’interno del quale si è rinvenuta una basetta quadrangolare in marmo e sotto cui erano posti una coppa-incensiere, due pentole ed una lucerna, poggiati su una mensola lignea di cui è stato possibile eseguire il calco in gesso.

La particolarità delle modalità di seppellimento dell’ambiente, occupato per quasi la totalità dal flusso piroclastico (surge), ha permesso di realizzare i calchi in gesso anche di due arredi, uno sicuramente un letto e l’altro forse un altro esemplare simile, e di recuperare le tracce di una stuoia o tessuto posta la di sopra della rete in corda del letto.

L’ambiente “e”, in corso di scavo, è una stalla. Anche in questo ambiente la presenza del flusso piroclastico ha permesso di effettuare dei calchi in gesso. Si tratta di una lunga mangiatoia in legno, posta lungo la parete meridionale e di due equidi, rinvenuti davanti la mangiatoia, stramazzati al suolo durante l’eruzione.

Uno degli animali, non toccato dalle attività degli scavatori clandestini, è stato ritrovato integro, con l’apparato scheletrico completo in connessione, bardato con morso e briglie in ferro e sull’osso occipitale, tra le orecchie, elementi decorativi in bronzo applicati probabilmente su elementi di cuoio non rinvenuti.

Il secondo animale, di taglia inferiore, è lacunoso per la presenza di una frana, e sono state individuate solo parte delle zampe.

La scoperta nella porzione orientale dell’area di un setto murario costeggiato da una stradina in terra battuta ha definito, su questo lato, il confine della proprietà della villa.

Fonte: Parco Archeologico di Pompei 

Potrebbe interessarti:

Pompei: nel laboratorio di ricerche applicate partono le prime analisi sullo scheletro rinvenuto alle Terme Centrali

Print Friendly, PDF & Email

copyright Riproduzione riservata.