La rinascita del Vajont, da catastrofe a incanto naturale

Duecentosessanta milioni di metri cubi di roccia cascano nel lago dietro alla diga e sollevano un’onda di cinquanta milioni di metri cubi. […] Solo la metà scavalca di là della diga, solo venticinque milioni di metri cubi d’acqua… Ma è più che sufficiente a spazzare via dalla faccia della terra cinque paesi: Longarone, Pirago, Rivalta, Villanova, Faè. Duemila i morti.

Marco Paolini (Il racconto del Vajont)


9 ottobre 1963, ore 22:39.
2.000 persone perdono la vita
.

Quel giorno uno degli eventi più tragici della storia d’Italia si consuma nel Vajont.

La colpa: dell’uomo.

Di una diga che non poteva tenere.

Di un mancato allarme che si poteva attivare.

Marco Paolini lo ha raccontato nel famoso monologo di circa due ore e mezza.

 

Un altro segnale da parte della natura della sua superiorità rispetto all’uomo, una dimostrazione che non ha lasciato soltanto vittime, ma ha segnato per sempre la vita dei superstiti.

La popolazione non si è persa d’animo, al contrario ha lottato con coraggio per non lasciare valle e si è impegnata a farla rifiorire.

Con gli anni gli agenti atmosferici e la natura hanno rimediato in parte al dissesto: le acque hanno rimodellato gli alvei di scorrimento ricostituendo in parte la rete idrica, la vegetazione è rinata in maniera graduale rinverdendo pendii e versanti.

 

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Il Vajont scorre nella valle tra due borghi, Erto e Casso, differenti per dialetto e tradizioni, ma accumunati dalla tragedia.

Due borghi che grazie alla tenacia degli abitanti sono stati ricostruiti nel corso degli anni.

Due borghi che per la loro architettura paesaggistica sono stati dichiarati monumento nazionale.


Due paesini immersi nel verde
, dove respirare aria pulita e sentirsi avvolti dalla freschezza dell’aria di montagna.

 

parco dolomiti


Cosa fare nel Vajont?

  • il Parco Naturale delle Dolomiti Friulane, situato sulle catene montuose racchiuse tra i corsi dei fiumi Tagliamento e Piave, si rivela un paradiso per l’escursionismo naturalistico, per il trekking e l’alpinismo. Le attività sono garantite da una rete di sentieri e strutture d’appoggio.Non mancano i percorsi tematici, alcuni dei quali accessibili anche a disabili.Il territorio comprende 36.950 ettari tra i più belli della regione, le sue vette sono patrimonio dell’Unesco.

    L’assenza di strade e la facilità di incontrare animali selvatici come caprioli, camosci, cervi galli forcelli, galli cedroni, stambecchi e giovani marmotte, elevano il grado di “wilderness” dell’area.

    Presso Casavento si possono osservare le impronte fossili di dinosauro.

    Si può anche vedere il fenomeno erosivo dei libri di S. Daniele sul Monte Borgà, ma per farlo bisogna salire a quota 2.200 metri.

  • il Centro Visite, uno tra i più importanti e completi centri di documentazione sul disastro del Vajont è diviso in due sezioniVajont, Immagini e Memorie”, espone una raccolta di foto d’epoca che racconta gli usi e i costumi della gente del luogo prima della catastrofe naturale.Uno Spazio della Memoria”, ripercorre in maniera scientifica e dettagliata, attraverso pannelli, grafici, plastici e tabelle, le fasi dalla progettazione della diga fino alla sentenza conclusiva del processo.

    E’ presente anche una saletta multimediale, dove si avrà la possibilità di avere una visione globale della catastrofe, di osservare la ricostruzione grafica della frana, e di vedere filmati originali dell’epoca.

    Ci sarà anche l’opportunità di percorrere, tramite visita guidata, i primi venti metri di coronamento della diga (che dal 2007 è stato aperto anche al pubblico), e osservare lo scenario dove si consumò la tragedia.

Per chi ama lo sport estremo ad Erto si trova una delle più grandi palestre di roccia a livello internazionale.

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  • A Casso è stato creato uno spazio dedicato alla cultura, il Nuovo Spazio di Casso, un Centro sperimentale per la Cultura Contemporanea della Montagna, dotato di un laboratorio di arti visive ambientali, che attraverso l’arte contemporanea crea per la montagna delle immagini originali.

  • Ancora cultura con l’Ecomuseo delle Dolomiti Friulane – Lis Aganis, un museo che opera per la tutela dell’ambiente, la promozione culturale, e il recupero e la trasmissione di tradizioni.Vengono organizzati dal museo eventi, manifestazioni, mostre, concorsi e iniziative che favoriscono il coinvolgimento da parte del visitatore.

 

Dove mangiare?

Per provare uno dei piatti tipici come la polenta con la selvaggina, il frico e altri piatti a base di erbe, provate uno di questi ristorantini tipici del luogo a conduzione familiare.

Bar Stella (Bar, Ristorante, Pizzeria); Via IX Ottobre, 13 – 33080 Erto e Casso
Bar Trattoria Julia (Bar, Ristorante); Via IX ottobre, 32 – 33080 Erto e Casso
Osteria Gallo Cedrone (Osteria, Ristorante); Centro Storico di Erto – 33080 Erto e Casso
Trattoria “Al Cervo Bianco” (Trattoria, Ristorante) ; Loc. Val Zemola, 33080 Erto e Casso

 

Dove alloggiare?

AFFITTACAMERE:
De Cal Emma; Via IX Ottobre, 33080 Erto e Casso
De Lorenzi Ave; Via Roma, 67, 33080 Erto e Casso
Dromi a l’Alpin; via IX Ottobre, 66, 33080 Loc. Stortan – Erto e Casso

BED AND BREAKFAST:
Rosina; loc. Prada, 6, 33080 Erto e Casso

AGRITURISMO:
San Martino; Via Laviniars, 4, 33080 Loc. San Martino – Erto e Casso

RIFUGI:
Casera Dritta; Loc. Val Mesazzo, 33080 Erto e Casso
Casera Mela; Loc. Val Zemola, 33080 Erto e Casso
Cava Buscada; Loc. Cogaria, 33080 Erto e Casso
Maniago; Loc. Val Zemola, 1, 33080 Erto e Casso

APPARTAMENTI PER LE VACANZE:
De Lorenzi Ave; Via Le Vare, 45, 33080 Erto e Casso
Pezzin Osvalda; Via San Martino, 33080 Erto e Casso

 

Fonti:
www.turismofvg.it
www.comune.ertoecasso.pn.it
www.parcodolomitifriulane.it

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