La Belle Époque di Toulouse-Lautrec in mostra a Torino

 

Dipingo le cose come stanno. Io non commento. Io registro. (Henri Toulouse-Lautrec)

 

Il fascino della vita bohémien, della belle époque, dei salotti, del can-can, dei teatri e dei bicchieri di assenzio consumati in bar rumorosi  e inneggianti all’arte, alla musica, al piacere. È ancora questo il sapore delle strade di Francia che portano dritte a Parigi e all’uomo che scelse proprio questa vita come prediletta e irrinunciabile. Henri de Toulouse-Lautrec. Dalla nobiltà al piacere parigino. Dal palazzo nobiliare di famiglia ai camerini dei teatri e del Moulin Rouge.

Un gusto rétro e profumato del ‘bel tempo che fu’. Un sapore di libertà che inebria tutte le mostre che oggi raccontano di lui, aristocratico bohémien considerato il più grande creatore di manifesti e stampe tra il 19° e 20° secolo.

Come l’esposizione allestita a Palazzo Chiablese di Torino“Toulouse-Lautrec. La Belle Époque”– capace con le sue 170 opere esposte, tutte provenienti dalla collezione dell’Herakleidon Museum di Atene, di incantare il pubblico savoiardo fino al prossimo 5 marzo.

Eccentricità e poesia, anticonformismo e provocazione. Ogni singolo capolavoro di Lautrec conserva gelosamente i tratti distintivi della società parigina tra Ottocento e Novecento.

Tra soggetti scabrosi e innovative ricerche espressive, trae ispirazione per i protagonisti delle sue opere dal quartiere di Montmartre e ne racconta la vita notturna, alternando l’animazione dei locali con istanti di quotidianità.

 

 Le sue notti parigine con gli spettacoli nei teatri, al Moulin Rouge, all’Opéra.

“Non importa quale sia lo spettacolo, a teatro sto sempre bene!” dice. Proprio la pubblicità per i locali notturni, uno degli aspetti più conosciuti della sua produzione, è frutto di geniali intuizioni del pittore, che decide di mettere in evidenza i nomi degli artisti che si esibiscono sul palco, fissando magistralmente i personaggi. Con lui nasce lo star-system!

E così via alle amicizie con i grandi nomi dell’epoca.

  • Jane Avril, scatenata e trascinante stella del cabaret, raffigurata da Lautrec dedita al can-can in ‘La compagnia di Mademoiselle Eglantine’ o colta e sofisticata nel manifesto ‘Divan Japonais’.
  • Il cantautore Aristide Bruant diventa suo grande amico. E proprio Lautrec contribuisce a definirne il personaggio attraverso una serie di stampe e litografie e lui dedicate – ‘Aristide Bruant nel suo cabaret’ – un uomo dal voluminoso mantello, cappello a larghe tese e sciarpa rossa attorno al collo.

Questo è il mondo del rampollo aristocratico proveniente dal sud della Francia, deciso poco più che diciassettenne di sfidare la noblesse e i dettami paterni, per trasferirsi nella capitale e diventare pittore. La vita da gentiluomo di campagna non fa per lui. La sua vita è Parigi, dove storpio, a causa di una malattia genetica, non fatica a sentirsi compreso e accettato da artisti, cabarettisti e prostitute. La vita notturna della capitale diviene il suo rifugio, il luogo dove esprimersi senza pregiudizi e liberare appieno la sua ricercata e forsennata arte.

Altro grande amore, i cavalli. Qui l’eredità è tutta paterna, appartenente a quel mondo aristocratico così legato all’equitazione come sport e status symbol. “Henri amava gli animali meno delle donne ma più degli uomini. Andava pazzo per i cavalli e non si era mai consolato di non poterli montare”. Così dice il suo amico editore Thadée Natanson. E così Henri comincia già adolescente a disegnare cavalli, sprigionando tutta la sua capacità artistica. Anni dopo si trova a disegnare equini come moneta di scambio per ottenere le dimissioni dalla clinica in cui è ricoverato per attacchi di delirio e per disintossicarsi dall’abuso di alcol. Uno di questi è la litografia ‘Il Fantino’.

I disegni come mezzo insostituibile di espressione. La matita è sua fedele compagna di viaggio e lo aiuta ad esprimersi con immediatezza e spontaneità e ad evadere dalla clinica per malattie mentali in cui resta chiuso tre mesi. Disegnare a penna o matita è il suo eccellente modo per interpretare il mondo. Schizzi di personaggi, volti, atteggiamenti, caricature. Tra questi anche il ritratto del padre – Portrait of H. de Toulouse-Lautrec esposto in mostra.

Non solo manifesti pubblicitari. Lo scorrere del tempo parigino per Toulouse-Lautrec si divide tra la notte trascorsa nei locali e le collaborazioni in ambito editoriale, con famose riviste. Energico e lucido, Henri riesce a gestire molti incarichi contemporaneamente. Riviste umoristiche, libri pregiati, copertine per spartiti musicali. Le Rire e Escarmouche sono tra i periodici illustrati con cui Toulouse Lautrec collabora con vignette di satira politica e di costume, esposte oggi nella mostra torinese, patrocinata da Città di Torino.

La vita sociale parigina continua nelle case e negli uffici dei direttori della rivista letteraria Revue Blanche. Qui Toulouse-Lautrec stringe amicizia con intellettuali e scrittori e nel 1895 realizza il manifesto per la rivista (‘La Revue Blanche’) in cui compare Misia Natanson, moglie dell’editore.

La mostra di Palazzo Chiablese, prodotta dai Musei Reali di Torino e Arthemisia Group e curata da Stefano Zuffi, si chiude in maniera emblematica, raccontando l’amore. Non quello classico, ma la sofferenza, la riflessione, il sentimento represso, l’attimo malinconico che corruga il volto e segna l’anima di chiunque. Compresi i personaggi di Henri. L’artista mette da parte caricature e vignette per dedicarsi alla profondità e alla delicatezza dei sentimenti nel ritratto di donne sole e silenziose. Nessuno prima di lui aveva saputo cogliere passioni represse, la solitudine, il desiderio di una vita migliore, nascosti sotto la sensualità forzata di cantanti, attrici e prostitute. Ne sono esempio le litografie a colori dell’album ‘Elles’ e la litografia ‘Donna alla tinozza’. Bandita ogni forma di moralismo o ironia. Ecco che l’arte riscatta personaggi considerati scandalosi dalla società.

Tra le immagini femminili evocate da Toulouse Lautrec, affiora infine anche il sogno di un amore impossibile, la misteriosa signora incontrata in un viaggio per nave ed evocata con grande delicatezza nella litografia intitolata La passeggera della cabina 54.

Ecco come in poco tempo Henri de Toulouse-Lautrec diventa uno degli illustratori più richiesti di Parigi. In modo del tutto spontaneo. Seguendo il filo logico delle sue scelte di vita. I balletti e i teatri. Le riviste, il circo e il Moulin Rouge, l’amore e le stelle effimere del cabaret, l’ultimo bicchiere di assenzio e il sorriso tirato di un’attricetta: l’aristocratico visconte di Lautrec lascia la scena a trentasette anni, il 9 settembre 1901, alle soglie del 20° secolo. Un’epoca si chiude con lui.

 

 

Credits: Ufficio stampa Arthemisia Group

 

Info utili:

Titolo
Toulouse-Lautrec. La Belle Époque

Sede
Palazzo Chiablese
Piazzetta Reale, Torino

Date al pubblico
22/10/16 – 5/03/2017

Orari
lunedì 14.30 – 19.30
martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica 9.30 –
19.30
giovedì 9.30 – 22.30
(la biglietteria chiude un’ora prima)

Aperture straordinarie
– lunedì 31 ottobre: 9.30 – 19.30
– lunedì 5 dicembre: 9.30 – 19.30
– martedì 1 novembre: 9.30 – 19.30
– giovedì 8 dicembre: 9.30 – 19.30
– sabato 24 dicembre: 9.30 – 17.30 (due ore prima del
classico orario di chiusura)
– domenica 25 dicembre: 14.30 – 19.30
– lunedì 26 dicembre: 9.30 – 19.30
– sabato 31 dicembre: 9.30 – 17.30 (due ore prima del
classico orario di chiusura)
– domenica 1 gennaio: 12.30 – 19.30
– lunedì 2 gennaio: 9.30 – 19.30
– venerdì 6 gennaio: 9.30 – 19.30

Biglietti
Intero € 13,00
Ridotto € 11,00
Visitatori dai 15 ai 26 anni, visitatori oltre i 65 anni con
documento, portatori di handicap, militari, forze dell’ordine
non in servizio, insegnanti, giornalisti non accreditati con
regolare tessera

Info e prenotazioni
Tel. +39 011.024301
www.mostratoulouselautrec.it

 

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