Scoperta a Selinunte in Sicilia una grandissima area archeologica


Sicilia. Scoperta la città sepolta di Selinunte dai geologi dell’Università di Camerino con l’ausilio delle termocamere. 


Scoperta nel sottosuolo di Selinunte in Sicilia una delle aree archeologiche più grandi del mondo: si tratta degli ambienti dell’antica città siciliana di 2700 anni fa.

Selinunte fu fondata nella seconda metà del VII secolo a.C. da coloni greci provenienti da Megara Hyblaea, una delle prime colonie greche di Sicilia, situata a pochi chilometri da Siracusa; in breve tempo Selinunte raggiunse uno straordinario sviluppo, tale da diventare la più importante Megalopoli della Sicilia Occidentale.

La città fu distrutta una prima volta nel 409 a.C. dai Cartaginesi, quindi una seconda volta dai Romani nel 250 a.C.; nonostante ciò continuò ad essere abitata fino al XIII secolo circa, quando il progressivo abbandono la celò sotto una spessa coltre di sedimenti sabbiosi di natura eolica e sotto la fitta vegetazione costiera, per essere nel 1551 riscoperta da un monaco domenicano di Sciacca, Tommaso Fazello, che iniziò a cercarla seguendo le indicazioni dello storico Diodoro Siculo.

Le indagini geofisiche svolte e da svolgere nei prossimi mesi stanno per rivelarci un ambiente che ad occhio nudo non si vede e che invece è nascosto sotto il suolo. A gennaio presenteremo per la prima volta alla stampa di tutto il mondo i risultati del progetto di ricerca portato avanti dall’Università di Camerino, dalla soprintendenza per i Beni Culturali ed Ambientali di Trapani e dal Parco Archeologico di Selinunte“, annuncia Gilberto Pambianchi, presidente dei Geomorfologi Italiani, professore di Geomorfologia e Geografia Fisica dell’Università di Camerino e coordinatore del progetto scientifico di ricerca sul Parco Archeologico di Selinunte in Sicilia.

È come se si scoprisse una Pompei antica antecedente a quella che oggi vediamo e che possiamo visitare – ha proseguito Pambianchi – perché a Selinunte siamo riusciti a filmare con la termo-camera in sostanza gli ambienti naturali dei primi insediamenti, dunque una realtà non ancora venuta alla luce, ma che è sotto. Siamo riusciti anche a definire lo stato delle pericolosità idrogeologiche e sismiche insistenti su tale territorio e che potrebbero gravemente colpire l’eccezionale patrimonio monumentale esistente. In questo modo, grazie a tale studio, non solo abbiamo visto gli ambienti sottostanti, ma abbiamo potuto valutare il livello di rischio geologico in modo tale da poterlo prevenire ed aumentare la sicurezza di questo patrimonio culturale siciliano e non solo. Tutto questo attraverso dettagliati studi di geomorfologia ambientale e idrogeologia“.

Gli esiti scientifici del primo anno di ricerca inducono Unicam e Selinunte ad approfondire in modo sistematico lo stato conoscitivo di dettaglio dello scenario storico e ambientale dell’area. Gli studi, dunque dureranno altri due anni. “A breve – ha aggiunto Pambianchi – eseguiremo una serie di mirati e programmati sondaggi geognostici, strategicamente ubicati nell’area del Parco e fondamentali alla taratura geoarcheologica, stratigrafica, cronologica e paleo-ambientale del sito. Effettueremo dunque sul territorio dei sondaggi litostratigrafici con una larghezza del foro di circa 10 cm ed una profondità variabile dai 5 ai 30 metri“.

Grazie a questi studi sarà possibile, ad esempio, conoscere quale era il clima all’epoca delle colonizzazioni storiche, quale era l’ambiente e quali le piante, e cosa mangiavano i primi abitanti di Selinunte. Al termine delle operazioni di cantiere, su ogni ‘punto di sondaggio’ verrà installata una stele esplicativa che descriverà al visitatore le caratteristiche stratigrafiche, archeologiche ed ambientali rinvenute.

Fonte: Adnkronos

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