A New York una mostra su Domenico Gnoli


L’arte del dettaglio nel dettaglio. New York riscopre il minimalismo ingrandito di Domenico Gnoli, artista e scenografo romano morto a soli 36 anni nel 1970.


La mostra di dieci grandi dipinti di fine carriera da Luxenbourg e Dayan nell’Upper East Side regala un’oasi zen nella kermesse di arte e mondanità.

Nato a Roma in una famiglia artistica – il padre storico dell’arte, la madre ceramista – Gnoli fu scoperto “in extremis” dal gallerista Sidney Janis che nel 1969 gli dedico’ la prima mostra negli Usa.

“Quell’anno Domenico fu attivissimo: sentiva quel che sarebbe successo”, spiega la moglie Yanick Vu, lei stessa artista, che aveva sposato Gnoli nel 1965 giovanissima e aveva vissuto con lui tra Roma e Majorca, nella tenuta di S’Estaca dove, in quel fatidico ultimo anno, Tony Richardson completo’ “In Fondo al Buio”. S’Estaca oggi appartiene a Michael Douglas.

“Riccioli”, “Sedia”, lo straordinario “Nodo da Cravatta Rosso”, il “Sofa” giallo battuto due anni fa da Sotheby’s a Milano per 2.576.000 euro, appartengono a quella produzione: 43 dipinti in due anni, di cui 29 nel solo 1969, su un totale di forse 150.

“Sono frammenti delle nostre vite. Parlano di assenza e di presenza, appagamento e solitudine, il risultato di un confronto solitario con la pittura per venti mesi di fila”, spiega Yannick.

Ventenne, Gnoli aveva dipinto scene per l’Old Vic di Londra e a meta’ anni ’50 si era spostato a New York come illustratore di Vogue, Fortune e Sports Illustrated.

L’ultima mostra della sua opera a Manhattan risale al 2012, sempre da Luxenbourg and Dayan. “Una visione della casa e della famiglia attraverso gli occhi di un bambino”, aveva scritto all’epoca il New York Times. L’attenzione al dettaglio fa di Gnoli l’equivalente pittorico di Nicholson Baker, lo scrittore di “Mezzanino” in letteratura.

L’artista riconosceva un debito al primo De Chirico di Enigma dell’Ora, ma in una nuova prefazione del catalogo, la direttrice artistica della High Line Cecilia Alemani ne paragona le introspezioni a quelle di Giorgio Morandi.

“Come Morandi, Gnoli non sembra mai uscire dalle quattro mura di casa, il suo viaggio e’ un ‘voyage autour de sa chambre'”.

Sui tre piani di Luxenbourg and Dayan, la nuova mostra aperta fino a 14 luglio e’ stata allestita dal regista teatrale Robert Carson che ha citato a sua volta Gnoli come fonte di ispirazione di produzioni come “Sogno di Una Notte di Mezza Estate” che ha viaggiato per il mondo dalla prima nel 1991 a Aix-en-Provence.
 

Fonte: Ansa

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