A Basilea in mostra l’arte di Rudolf Stingel


Roma. La Fondation Beyeler dedica l’esposizione estiva del 2019 al pittore contemporaneo Rudolf Stingel (nato nel 1956 a Merano, vive tra New York e Merano) visitabile dal 26 maggio al 6 ottobre. In mostra sono presenti le serie più significative di Stingel risalenti a tutte le fasi creative degli ultimi tre decenni, che offrono una visione poliedrica delle sue pratiche artistiche.


La mostra alla Fondation Beyeler è la prima grande rassegna su Rudolf Stingel in Europa, fatta eccezione per l’esposizione veneziana a Palazzo Grassi nel 2013, nonché la prima in Svizzera dopo quella allestita alla Kunsthalle di Zurigo nel 1995.
 
Il percorso di visita si snoda all’interno di nove sale situate nell’ala sud della Fondation Beyeler e, temporaneamente, coinvolge anche due ambienti del ristorante nel parco Berower. Si possono ammirare opere, appositamente scelte e collocate per intonarsi con gli spazi progettati da Renzo Piano. Alcuni lavori vengono esposti per la prima volta al pubblico.
 
Concepita di sala in sala, la mostra allestita dal curatore Udo Kittelmann in collaborazione con l’arista non segue un andamento cronologico ma si concentra su una specifica contrapposizione di singole opere, appositamente scelte e collocate per intornarsi con gli spazi progettati da Renzo Piano. Per di più, la mostra propone inedite installazioni site specific. Come nessun altro artista della sua generazione Rudolf Stingel ha ridefinito, ampliandolo, il concetto di pittura.
 
Fin dall’esordio della sua carriera nei tardi anni 1980 esplora le potenzialità e i limiti imposti dal mezzo pittorico stesso, in un’interazione tra procedimenti artistici, materiali e forme. Dopo essersi confrontato con temi figurativi classici, Stingel ne declina i motivi in una pletora di variazioni.
 
Accanto a diverse serie di composizioni astratte e iperrealiste vedono la luce opere di grande formato in polistirolo, quadri ottenuti da fusioni in metallo, come pure spazi rivestiti di tappeti o di pannelli isolanti argentei che si possono toccare o percorrere. Anche solo una scorsa al primo libro d’artista di Stingel, pubblicato nel 1989 con il titolo Intructions, rende l’idea dell’anticonvenzionalità e artistica del suo approccio.
 
Redatto in sei lingue e arricchito di fotografie in bianco e nero, esso illustra ogni singolo passo necessario a realizzare i dipinti astratti di Stingel, che prevedono l’uso di tulle e smalto: secondo quanto descritto nel libro, il colore a olio va miscelato con un comune sbattitore e steso sulla tela; sopra il colore si applica uno strato di tulle sul quale si spruzza una tinta argentata. Rimuovendo in seguito il tulle, si ottiene una superficie apparentemente tridimensionale che ricorda un paesaggio attraversato da venature e sterile.
 
Le Instructions suggeriscono che basta seguire questa semplice procedura per creare un proprio “Stingel”. Eppure, addentrandosi ulteriorment stregua di dipinti, tali pannelli si presentano interamente ricoperti da linee e motivi incisi, quando non dalle impronte dei piedi dell’artista.
 
Dall’inizio degli anni 2000 Stingel fa rivestire interi ambienti di lastre isolanti argentate e riflettenti che invitano a lasciare messaggi, iniziali e altre impronte gestuali nel morbido materiale. Queste installazioni mirano dunque alla condivisione, ma subiscono le stesse intrinseche limitazioni cui soggiacevano i precedenti lavori realizzati seguendo le Instructions: a ogni visitatore o visitatrice è data la possibilità di prendere parte al processo creativo e immortalarsi in un’opera in modo estemporaneo, ma pur sempre sottostando alle condizioni imposte dall’artista. Analogamente Stingel in alcuni dipinti a olio fa i conti con la casualità, per esempio quando abbandona sul pavimento del suo atelier delle tele già compiute lasciando che col tempo assorbano le tracce della quotidianità e del lavoro su altre opere.
 
Spruzzi di colore e impronte di piedi vanno così posandosi su immagini astratte o iperrealiste. L’artista è solito concentrarsi non già su un singolo lavoro, bensì su intere serie di opere gravitanti attorno a un certo motivo e fra loro affini che rimandano l’una all’altra. Un motivo può spaziare tra immagini e materiali e riaffiorare in versioni radicalmente diverse. Il tappeto color arancio acceso che da Daniel Newburg era steso in orizzontale è riproposto come pezzo nuovo verticale su una parete della Fondation Beyeler.
 
La fotografia di una mano che impugna una pistola a spruzzo, in origine voluta da Stingel per illustrare le sue Instructions, è stata rivisitata in occasione di questa mostra e tradotta in un dipinto iperrealista di grande formato. Le scalfitture che percorrevano le prime installazioni in pannelli di celotex si ritrovano trasposte in pesantissime opere di metallo ottenute mediante un procedimento lungo e laborioso; un esemplare, lungo dodici metri, è presente in mostra. Motivi desunti da antichi tappeti e tappezzerie o da fotografie rinvenute casualmente vengono ingranditi assieme ai segni del tempo – polvere o impronte – per poi ritrovarsi trasformati in tele iperrealiste. Sono esposti anche diversi lavori di questo tipo.
 
Ciò che accomuna tutte le opere di Stingel, a prescindere dalla diversità dei materiali, sono le tracce pittoriche casuali o volute che affiorano sulle loro superfici evocando tempo e casualità, cambiamento e degrado. In tal modo i lavori di Stingel sollevano interrogativi fondamentali sulla comprensione e la percezione dell’arte, su memoria e caducità. Alcuni dipinti sono stati eseguiti appena quest’anno nello studio newyorchese di Stingel e vengono qui esposti per la prima volta. Tra essi si trova la tela iperrealista della pistola a spruzzo, proposta nella prima sala. Apra in modo tanto mirabile quanto efficace il percorso attraverso gli spazi espositivi e chiariscono di bel principio quanto siano anticonvenzionali i mezzi cui Stingel ricorre per realizzare i suoi quadri. In effetti, nel caso dei dipinti astratti è proprio la pistola a spruzzo che funge da utensile, o per così dire da pennello. È significativo che Stingel proprio in occasione di questa mostra abbia prodotto dipinti astratti del tutto nuovi precisamente secondo la tecnica descritta nelle sue Instructions.
 
La mostra propone tre inedite installazioni site specific. Un lavoro parietale costituito da un tappeto arancione invita a tracciarvi segni con le mani e di conseguenza a prendere temporaneamente parte alla nascita dell’opera. Una seconda installazione occupa l’intera parete trasversale del museo dispiegandosi in una delle sale. Essa reca – fortemente ingrandito e in bianco e nero – il motivo di un tappeto persiano sarugh. E ancora, un lavoro realizzato in pannelli isolanti di celotex si estende per diverse pareti nell’esposizione sconfinando temporaneamente nel ristorante della Fondation Beyeler nel parco Berower.

Informazioni:

Rudolf Stingel

Fondation Beyeler, Beyeler Museum AG, Baselstrasse 77, CH-4125 Riehen

26 maggio – 6 ottobre 2019

Orari di apertura Fondation Beyeler: tutti i giorni 10.00–18.00, mercoledì fino alle 20.00

Sito:  www.fondationbeyeler.ch

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