Roma. Martedì 28 maggio si è tenuta l’audizione alla Camera per discutere del disegno di legge delega in materia di turismo. Valentina Grandi (Federagit-Confesercenti): “Guide turistiche, è urgente intervenire. No alla Bolkestein, serve legge ad hoc per regolare le professioni turistiche”.
È una battaglia che dura da molto tempo quella condotta dalle guide turistiche per vedersi riconoscere la propria professione. Per quanto possa sembrare strano in Italia, paese in cui il turismo svolge un ruolo centrale nell’economia, non esistono ancora delle norme univoche che regolamentino la professione di guida.
Chi desidera intraprendere questo mestiere si ritrova a naufragare in un mare di dubbi: quali sono i titoli di studio validi per diventare una guida? Bisogna ottenere un’abilitazione? Superare un esame? È necessario sottoscrivere un’assicurazione? Ma, al momento, non esiste un’unica risposta a queste domande, per la mancanza di una legge che uniformi le regole e i requisiti per accedere alla professione.
“Un provvedimento legislativo ad hoc che non si limiti ad individuare le figure professionali, ma ne definisca a livello nazionale le competenze specifiche, gli ambiti di esercizio, i requisiti e le procedure di accesso alla professione con bandi annuali”: è quello che ha chiesto con forza Valentina Grandi, Presidente di Federagit Confesercenti, al termine dell’audizione alla Commissione attività produttive alla Camera sul disegno di legge delega al Governo in materia di turismo del 28 maggio. Sotto accusa soprattutto la disomogeneità della normativa attuale: “in alcune regioni ci si abilita tramite bandi pubblici e in altre con corsi formativi, in alcune basta il diploma, in altre è prevista la laurea. È necessario un intervento fortemente innovativo, diretto a colmare il vuoto normativo esistente”.
Grandi richiede anche che venga allontanato una volta per tutte lo spettro della Bolkestein: “La delega al Governo sul turismo deve essere l’occasione per escludere definitivamente le guide turistiche dall’ambito di applicazione della legge Bolkestein”. La famigerata Direttiva europea Servizi, meglio nota come legge Bolkestein, prevede la liberalizzazione delle licenze: se applicata alle professioni turistiche, imporrebbe all’Italia di adeguare le qualifiche e gli standard formativi delle guide italiane a quelli di altre figure dei paesi europei, con una conseguente perdita di qualità dei servizi offerti. Con questa legge, infatti, chi dall’estero vuole lavorare come guida turistica in Italia potrebbe farlo sostenendo un breve corso formativo (che è quanto previsto all’estero per l’accesso alla professione): un percorso quindi molto più semplice di quello previsto attualmente in Italia, dove occorre sostenere un esame di abilitazione (anche se diverso da regione a regione) per ottenere il patentino di guida accreditata.
Che “le guide turistiche non rientrano nella Direttiva Bolkestein” del resto era stato già ribadito dal ministro del Turismo Gian Marco Centinaio l’11 marzo 2019. Di parere contrario invece GTI – Guide turistiche italiane, che si era detta a favore della libera concorrenza e della libera circolazione dei servizi: “È un grave passo indietro” aveva affermato Simone Franci, Presidente di GTI “perché è proprio sulla base del principio della concorrenza che si stimolano gli operatori a offrire ai turisti servizi sempre più qualificati. In ogni ambito, le rendite di posizione demotivano i proponenti e abbassano il livello dell’offerta”.
A questa affermazione di Franci ha risposto idealmente Grandi durante l’audizione alla Camera: “Non temiamo i colleghi stranieri: temiamo i tour operator che dettano le regole per l’esercizio della nostra professione in Italia”. La richiesta di una normativa per regolamentare i tour operator stranieri è tra i punti principali del discorso Presidente di Federagit: “Pensiamo spesso alla nostra offerta turistica e ai turisti che arrivano da noi, ma ci dimentichiamo dell’importanza dell’intermediazione dell’offerta turistica che avviene all’estero, attraverso piattaforme on line e tour operator stranieri, che si devono attenere a una normativa che regoli l’offerta turistica in Italia e che valorizzi le competenze, il prestigio e l’eccellenza del nostro patrimonio culturale”.
Quali soluzioni, allora, per la legge delega sul turismo? Grandi ha le idee chiare: non basta rivedere una normativa esistente, occorre introdurre norme nuove, dei criteri direttivi che nella legge delega dovranno essere esplicitati. “Come la previsione di una laurea tra i requisiti d’accesso, la conoscenza di almeno una lingua straniera a un livello molto alto, la previsione di un elenco nazionale in cui siano iscritte tutte le guide turistiche operanti sul territorio. Vogliamo salvaguardare le competenze e l’occupazione nel nostro Paese”.
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Giulia Pace
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