Apre le porte al pubblico per la prima volta Casa Balla, dove il pittore Giacomo Balla visse dal 1929 fino alla sua morte. Un salto nel colorato universo futurista, che prosegue nella mostra gemella al Museo Maxxi Dalla casa all’universo e ritorno.
Una casa che racchiude, tra le sue mura, un intero universo futurista. Stiamo parlando di Casa Balla, la dimora romana che dal 1929 al 1958 ospitò il pittore Giacomo Balla (Torino, 1871 – Roma, 1958) insieme alla moglie e alle figlie. Proprio qui, nell’appartamento in via Oslavia 39B, nel quartiere Prati, il maestro sprigionò il suo estro artistico fino al giorno della sua morte.
Ora, in occasione dei 150 anni dalla nascita dell’artista, l’appartamento apre per la prima volta al pubblico grazie al progetto del Museo MAXXI, realizzato in collaborazione con la Soprintendenza Speciale di Roma e con il contributo della Banca d’Italia. Per il momento le visite sono previste solo nei fine settimana e su prenotazione, ma l’obiettivo è di rendere fruibile al pubblico la casa-museo in maniera permanente.
Un’opera d’arte “totale”, in linea con l’ideologia futurista, come sottolinea la presidente della Fondazione Maxxi Giovanna Melandri: “Entrando lì, finalmente, si capisce davvero chi era Giacomo Balla, l’arte che sconfina nella vita e viceversa”.
Dopo la morte di Balla, restarono a vivere nell’abitazione le figlie Elica e Luce, custodi del tesoro paterno e a loro volta pittrici, fino alla fine degli anni Novanta. Poi arrivò il vincolo di tutela, molto tardi, nel 2004. Ma è soltanto adesso che l’eccentrica casa d’artista torna al suo originario splendore, al termine di un lungo e complesso restauro, che ha coinvolto anche 62 disegni, progetti e bozzetti e 23 manifesti di mostre di Balla.
Sulla porta di ingresso della casa delle meraviglie accoglie i visitatori un’etichetta con la scritta: FuturBalla. Una sigla che preannuncia l’universo caleidoscopico che attende al di là della soglia. Pareti, mobili, lumi, piastrelle, vasi e abiti: tutto sembra realizzare quel “dinamismo plastico e plasmazione dell’atmosfera, compenetrazione di piani e stati d’animo” con cui Giacomo Balla e Fortunato Depero definivano il Futurismo nel celebre manifesto Ricostruzione futurista dell’universo. Pochi metri quadri che diventano non solo spazio della quotidianità ma anche luogo della sperimentazione artistica collettiva, testimonianza tangibile di un modo di vivere, oltre che di pensare.
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