La danza delle api in Umbria


La primavera è in arrivo e si celebra il lavoro delle api, che in Umbria hanno un valore importante. A Cascia una colonia vive ancora nel convento che per secoli ha accolto le ragazze orfane chiamate le “Apette”.


La primavera, con la sua esplosione di fiori, offre l’occasione per raccontare la storia del miele e delle sue instancabili produttrici. L’ape, oltre alla sua funzione di impollinatore, è la protagonista della vita di una delle figure religiose più importanti dell’Umbria: santa Rita da Cascia, nata a Roccaporena e venerata nel santuario a lei dedicato.

Il primo miracolo di Santa Rita avvenne quando era ancora una neonata. Lasciata in una cesta dai genitori, la piccola Rita fu circondata da uno sciame di api che portarono miele nella sua bocca, lasciandola incolume. Questo straordinario evento si inserisce in ampio panorama carico di simbologie legate alle api e alle loro “entusiasmanti” manifestazioni.

Nell’antichità le api erano infatti considerate portatrici di ispirazioni divine, ovvero il tema ricorrente dell’enthusia greca, l’ispirazione divina che si manifesta attraverso la bocca e le parole degli esseri umani.

Le api come divinità

Nel mondo greco abbondonano gli esempi che collegano le api al divino. Esse sono legate a divinità femminili come Demetra, che assume il titolo di Pura Madre Ape, mentre la Grande Madre era identificata come l’Ape Regina e le sue sacerdotesse erano chiamate Melisse, ovvero “quelle del miele”. Anche Zeus, appena nato dalla madre Rea, fu nutrito dalle api che vivevano nella grotta dove era stato nascosto per salvarlo dal padre Crono.

Gli Egizi e gli Etruschi utilizzavano il miele anche in ambito funerario, legando così le sue proprietà di lunghissima conservazione alla vita eterna dell’anima del defunto. I Romani invece avevano eletto il miele prelibatezza, tanto che si trova menzionato in quasi tutte le ricette del famoso trattato di cucina romana scritto da Apicio. Tra le più note si ricorda il famoso vino mulsum, un vino speziato molto caro ai romani, consumato durante banchetti e libagioni. Una scena molto diffusa nell’arte antica, che è stata rappresentata anche negli straordinari mosaici di Spello.

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Le api e l’Umbria

Oltre al comune di Cascia, che mantiene ancora oggi un legame profondo con le api, tanto che una colonia vive ancora nel convento che per secoli ha accolto le ragazze orfane chiamate, non a caso, le “Apette”, molti comuni hanno recentemente sviluppato un legame con questo laborioso insetto, con un obiettivo di grande importanza.

Non solo il 20 maggio è stata dichiarata la Giornata Mondiale delle Api, ma nel 2016, grazie alla ferma volontà da enti e associazioni umbre, è nata l’iniziativa dei “Comuni Amici delle Api”.

La finalità di questa iniziativa è sensibilizzare sull’importanza dell’ape ai nostri giorni, e creare una rete di amministrazioni locali impegnate a salvaguardare l’apicoltura. Non si tratta di tutelare solo un’attività agricola legata alla produzione di miele, ma di promuovere questa pratica come elemento cruciale per la conservazione di una biodiversità sempre più minacciata.

Dopo millenni di storia, l’ape non è più solo la custode delle ispirazioni divine e l’entusiasmante storia del miele può concludersi con un messaggio legato al nostro tempo, quello della salvaguardia della biodiversità: che ogni fiore su cui le api si posano possa diventare il simbolo di una nuova primavera per il nostro pianeta.

Fonte: Sito Ufficiale del Turismo Umbria
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