La surreale Scarzuola


Una giornata a La Scarzuola, la Città ideale di Tommaso Buzzi, dove perdersi in un’architettura surreale e onirica.


La Scarzuola, grande opera globale sempre aperta, mai finita, in cui elementi del passato si sovrappongono a quelli del presente e del futuro, si trova in località Montegiove nel comune di Montegabbione. Secondo la storia, deve il suo nome ad una capanna di scarza (paglia) che, secondo la tradizione, San Francesco costruì durante una delle sue peregrinazioni, sul punto in cui – dall’alloro e dalla rosa da lui stesso piantati – era miracolosamente sgorgata una fontana.

In quel luogo venne edificata nel 1282 dal nobile Nerio di Bulgaruccio dei Conti di Montegiove (appartenente alla famiglia di Marsciano o dei Conti di Marsciano, che unì sotto di sé i rami “di Parrano”, “di Montegiove” e “di Migliano”) una chiesa con un piccolo convento francescano.

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La Chiesa della Santissima Annunziata

Nell’abside della chiesa, dedicata alla Santissima Annunziata, è conservato un affresco della prima metà del XIII secolo, raffigurante san Francesco in levitazione. Si tratta di una delle prime raffigurazioni del santo, ancora fuori dai canoni dell’iconografia ufficiale. Il convento, abbandonato dai frati nel Settecento fu rilevato da uno dei maggiori architetti italiani del Novecento, il milanese Tommaso Buzzi (1900-1981), che vi volle costruire, nel corso di ventina d’anni una sua città ideale, incentrata su sette teatri e ispirata all’ideale umanistico della composizione armonica di natura e cultura.

Lungo il percorso si incontrano edifici dal forte valore simbolico, anche nel nome (la torre di Babele, la scala Musicale delle Sette Ottave, la scala di Giobbe, etc.), e il culmine della rappresentazione giunge con l’Acropoli, una montagna di edifici, vuoti all’interno e spesso sovrapposti. Grande opera globale sempre aperta, mai finita, in cui elementi del passato si sovrappongono a quelli del presente e del futuro, presenta un uso-abuso di scale, sproporzioni volute, mostri, percorsi labirintici, geometrici e astronomici. Il risultato è una costruzione surreale che racchiude la tradizione del sacro e l’innovazione del profano.

Fonte: Sito Ufficiale del Turismo Umbria
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