L’arte fiamminga dei Brueghel alla Venaria Reale di Torino

 

Si diceva di lui che viaggiando attraverso le Alpi avesse inghiottito le montagne e le rocce, per risputarle poi al suo ritorno su tele e pennelli. (Karel van Mander raccontando di Pieter Brueghel Il Vecchio)

Una famiglia, una dinastia dedita all’arte e a una rivoluzione realista quella dei Brueghel. Animali, fiori, oggetti sono i protagonisti della loro innovativa seicentesca mano fiamminga, che ha dipinto la natura in tutte le sue forme. Complice la riforma protestante e le teorie calviniste, che conducono l’arte olandese a concentrarsi sul primato della natura, proprio mentre in Italia il lavoro di Michelangelo, Tiziano e Leonardo porta all’esaltazione ideale dell’uomo.

Cinque generazioni di Brueghel, quelle in mostra alla Reggia di Venaria di Torino, fino al prossimo 19 febbraio, con “Brueghel. Capolavori dell’arte fiamminga”. Due secoli di intensa attività artistica approdano nelle Sale delle Arti della Reggia, pronte a catturare il pubblico nella rete di un orizzonte temporale di oltre 150 anni, in un avvicendarsi di genialità che parte dal capostipite della famiglia, Pieter Brueghel Il Vecchio, passando per il figlio Pieter Brueghel Il Giovane, fino a Jan Brueghel Il Vecchio, detto anche ‘Dei Velluti’ per la sua inconfondibile precisione pittorica.

Tre grazie con cesto di fiori”, solo uno dei meravigliosi frutti di questa intensa attività, realizzata nel 1635 da Jan Il Giovane insieme a Frans Wouters. Fiori e corpi che emergono da uno sfondo paesaggistico sublime, sono le divinità romane del fascino, della bellezza e della creatività, dipinte in un quadro che prende le mosse da una chiara ispirazione Rubensiana.

E via via che si percorrono le 6 sezioni di questa esposizione, interamente dedicata alla dinastia fiamminga, si incontrano altri capolavori:

Grande natura morta di frutta in un paesaggio“, opera di Abraham Brueghel, pronipote di Pieter Brueghel Il vecchio e specializzato in nature morte; la straordinaria serie di tavole “Matrimonio contadino”, realizzata da un artista particolarmente attento e percettivo dell’opera del capostipite, Marten Van Cleve; le Sette opere di misericordia di Pieter Brueghel Il Giovane, con l’occhio puntato sulle debolezze e sulle miserie che affliggono l’umanità; e poi “Danza nuziale all’aperto” e “Trappola per gli uccelli”, di Brueghel Il Giovane.

Una tappa torinese, dopo il grande successo della mostra di Bologna, che strizza l’occhio al pubblico con importanti novità, tra cui l’esposizione di alcune opere risalenti a metà ‘500, periodo di piena attività del capostipite Brueghel Il Vecchio, apprezzato come radicale rinnovatore dei temi biblici e come grande pittore del mondo popolare.

Una mostra che propone un’attenta selezione di artisti che hanno contribuito, insieme ai Brueghel, a scrivere alcune delle pagine più ricche, floride e affascinanti nella storia dell’arte europea e mondiale: da Frans de Monper a Frans Francken, da Hendrick Van Balen a Joos de Monper, da Bosch a Marten Van Cleve. Tutti specializzati nella pittura di fiori, animali e oggetti.

Sei sezioni che ben rendono l’intento dei curatori Sergio Gaddi e Andrea Wandschneider: ripercorrere la storia di 5 generazioni, attive tra il 16° e 17° secolo, analizzando la rivoluzione realista portata avanti dalla dinastia, di padre in figlio, sui rami di un albero genealogico di rara genialità artistica, capace di incarnare essenza e stile dell’epoca d’oro fiamminga.

I sette peccati capitali” di Bosch anima la prima sezione della mostra alla Venaria – Il Giudizio Morale tra salvezza e condanna – dialogando con la pittura di Pieter Brueghel Il Vecchio e la sua “Resurrezione”. Una continua oscillazione tra virtù di un’umanità semplice e le seduzioni carnali del vizio.

Si prosegue poi con la seconda sezione La natura regina – il cui titolo parla da sé e restituisce una sorta di rivoluzione copernicana nella pittura fiamminga, dove al centro non vi è più l’uomo, ma il primato della natura. In esposizione la massima espressività del limite umano dinnanzi alla potenza degli elementi del mondo. Lo si vede in dipinti come “Paesaggio boscoso con la Vergine e il bambino, San Giovannino e un angelo” di Jan Brueghel Il Giovane, e l’incantevole tavola “Villaggio fiammingo con contadini al lavoro nei campi” frutto della collaborazione tra Marten van Cleve e Jacob Grimmer.

E poi la sezione 3 – Soldati e cacciatori nella luce dell’inverno; storie di viaggiatori e mercanti, celebrate nei dipinti esposti nella sezione 4; la quinta sezione – Le allegorie, racconti delle meraviglie – con i grandi concetti espressi in metafora nei quadri “Allegoria dell’amore” e “Allegoria dell’udito” . Inoltre la grande novità della mostra “Le tre grazie con cesto di fiori”, quel sopracitato dipinto ispirato all’arte di Rubens e al gruppo scultoreo appartenente al Piccolomini; nella sesta sezione si assiste allo Splendore e vanità della vita silente e, infine nell’ultima sezione – La danza degli ultimi – il racconto della vita vera, con i contadini piegati dalla fatica del vivere, ubriachi e mendicanti, personaggi anonimi che vivono la loro esistenza ignari del pubblico, attento osservatore della loro condizione. Il realismo esplode agli occhi del pubblico con “La Danza nuziale all’aperto” del 1601 e “La sposa di Pentecoste”, di Pieter Brueghel Il Giovane.

A chiudere il percorso è Marten Van Cleve con “Coppia di contadini assaliti dai briganti” (1576), presente a Torino per la prima volta.

La Reggia di Venaria è la monumentale meraviglia che ospita la mostra, con l’inestimabile patrimonio che i Brueghel hanno lasciato ai posteri. Un immenso complesso monumentale alle porte di Torino, restituito alla città, dopo due secoli di abbandono e otto anni di restauro, nei suoi splendori barocchi di metà Seicento.

Oggi simbolo di modernità e cultura e Patrimonio Mondiale dell’Umanità Unesco, la Reggia è pensata come punto d’incontro tra arte e contemporaneità. Un edificio di 80 mila metri quadrati, con alcune delle più alte espressioni del barocco universale, come il Salone di Diana, la Galleria Grande e la Cappella di Sant’Umberto, con l’immenso complesso delle scuderie, opere settecentesche, decorazioni fastose e la spettacolare Fontana del Cervo nella Corte d’onore. E poi 2 mila metri quadrati che accompagnano il visitatore lungo il percorso espositivo dedicato ai Savoia: il Teatro di Storia e Magnificenza. Senza contare gli 80 ettari di Giardini, vero connubio tra antico e moderno, tra archeologia e opere contemporanee.

Uno maestoso spazio che, visto dall’alto, impera su 950 mila metri quadrati di architetture e parchi, perno da cui si diramano i grandi complessi espositivi delle Scuderie Juvarriane, il Centro conservazione e restauro, il Centro storico cittadino e, cornice di questa splendida mostra di arte fiamminga, patrocinata da Città di Torino, le Sale delle Arti.

 

Info utili:
Mostra: Brueghel. Capolavori dell’arte fiamminga
Date: 21 settembre 2016 – 19 febbraio 2017
Sede: Reggia di Venaria, Venaria Reale – 10078, Torino
Orari di apertura: martedì-venerdì ore 9-17; sabato, domenica e festivi ore 9-19,30; lunedì chiuso
Biglietti: Intero 14 euro (audio guida inclusa) – Ridotto 12 euro (audio guida inclusa)
Info e prenotazioni: tel. +39 011 4992333 – www.lavenaria.it

 

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