Manet, il primo dei pittori moderni in mostra a Milano

Manet è importante per noi quanto Cimabue e Giotto per gli italiani del Rinascimento
Pierre-Auguste Renoir

 

Da quello scrigno magico che il Musée D’Orsay di Parigi rappresenta per la storia dell’impressionismo, arrivano a Milano tesori inestimabili, pennellate di modernità e genialità, impresse su tela da uno dei grandi punti di riferimento tra gli artisti dell’en plain air: Édouard Manet, il primo dei pittori moderni.

Fino al prossimo 2 luglio, nella cornice del piano nobile di Palazzo Reale, entrano un centinaio di opere pronte ad ammaliare l’occhio del pubblico con una mostra sull’intero percorso artistico del pittore impressionista – Manet e la Parigi Moderna. Una chiave di lettura sulla meravigliosa modernità incontrata mentre passeggiava e scopriva Parigi e le sue strade. Quella stessa Parigi dove artisti e intellettuali accorrono in massa, dove il fermento creativo ribolle e la cultura ufficiale conservatrice si assopisce, pur mantenendo una feroce ostilità al cambiamento.

Rigorosamente camminando, gettando l’occhio su luoghi, persone e simboli del vivere quotidiano di una città che andava trasformandosi. Eccellente osservatore, ha scelto temi nuovi da dipingere e restituire al mondo: la strada, il Teatro dell’Opera, i bar, i caffè concerto. Fu lui il primo a farlo.

E questo è pienamente visibile nelle circa 100 opere esposte – tra 54 dipinti, di cui 16 capolavori di Manet e altre 40 di maestri coevi del movimento, tra cui Boldini, Cézanne, Degas, Fantin-Latour, Gauguin, Monet, Berthe Morisot, Renoir, Signac, Tissot.

Ammirato e difeso strenuamente sia Mallarmé e Baudelaire sia da Emile Zola, dovette comunque scontrarsi con il rifiuto, proprio in nome di quella resistenza conservatrice dell’epoca. La giuria del Salon (evento clou per gli artisti dell’epoca, con l’esposizione di opere) boccia la sua Colazione sull’erba, che entra così nella lista delle opere del Salone dei rifiutati del 1963 (quell’esposizione parallela al Salon che nasce dal dissenso provocato dall’esclusione di ben 3 mila opere da parte dei giurati ancorati al mondo accademico).

Niente paura per Manet, perché i ripetuti rifiuti fanno crescere sempre di più in lui la voglia rivalsa e di riconoscimento ufficiale. Che arriva al Salon del 1881, a due anni dalla sua morte, con la medaglia di seconda classe.

E che fortuna per la storia dell’arte che non si sia arreso. Perché attraverso i suoi dipinti possiamo ammirare la Parigi in trasformazione, possiamo respirare dai suoi quadri, come da quelli dei colleghi coevi, il cambiamento, uno stile di vita andava radicandosi, le atmosfere, i personaggi clou.

Le dieci sezioni dell’esposizione milanese, prodotta da Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale e MondoMostre Skira, curata da Guy Cogeval, sono pronte a regalarla grande avventura della vita di Manet:

le influenze e i rapporti di amicizia con i letterati e con i colleghi pittori (Manet e la sua cerchia) come Baudelaire, Zola, Mallarmé, la pittrice Morisot, Degas, Manet, Renoir, Boldini, che tra l’altro gli faranno compagnia in questa mostra.

Come gli faranno compagnia opere di Gauguin e Signac (Parigi città moderna), in quella sezione votata a svelare tutto il suo essere parigino. Lui che viverà e lavorerà tutta la vita nella capitale francese, che va via via trasformandosi fino a ricoprire il ruolo di capitale europea. E poi le marine (Sulle rive), i paesaggi che davvero lo affascinavano, lui profondo conoscitore del mare.

E poi i meravigliosi dipinti floreali (Natura inanimata) dello stesso Manet, di Fantin-Latour e dell’altro grande maestro riconosciuto, Renoir. Le influenze dell’arte spagnola, che ispirano Manet in opere come Il Pifferaio, Lola di Valencia e Angelina (l’Herue espagnole).

Ma non solo mondanità parigina. Manet dedica una parte del suo lavoro e della sua attenzione anche al,a Parigi meno abbiente (Il volto nascosto di Parigi), come da contraltare al lusso sfrenato, dipingendo nei bar e nei caffè. E poi le opere dedicate allo spettacolo parigino al Teatro dell’Opera (L’Opera). Insieme a quadri di artisti che dipingono le serate negli altri teatri parigini (Parigi in festa), dove andavano in scene le opere e i balletti.

E poi la donna, meravigliosa, fiera (L’universo femminile), rappresentata nei suoi momenti intimi come in La Lettura dove l’artista ritrae la moglie Suzanne Leenhoff e Léon Édouard Koella–‐Leenhoff, figlio naturale della donna, o come in Il bagno. Ma anche le donne nelle strade parigine, come il dipinto di Manet raffigurante la sua amica Berthe Morisot con un mazzo di violette.

Eccolo in tutto il suo splendore l’universo di Manet, quel mondo in cui l’artista si muove con naturalezza e ispirazione continua, che ci restituisce oggi uno dei periodi più ricchi di fervore e affascinanti: la Parigi di fine ‘800, che davvero sembrava lanciata verso il titolo di centro del mondo.

Info utili:

Titolo MANET e la Parigi moderna
Sede: Milano, Palazzo Reale, Piazza Duomo 12
Date della mostra: 8 marzo > 2 luglio 2017
Nuovi Orari: martedì, mercoledì, venerdì e domenica dalle ore 9,30 alle 19,30
giovedì e sabato dalle ore 9.30 alle ore 22.30
lunedì dalle 14,30 alle 19,30
Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura
Biglietti (audioguida inclusa): Intero € 12,00
Ridotto € 10,00

Credits: MondoMostre Skira

 

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