Perugia. A grande richiesta la mostra “Sassoferrato. Dal Louvre a San Pietro. La collezione riunita” è stata prorogata fino a domenica 5 novembre.
L’ottimo riscontro di pubblico e critica hanno infatti indetto gli enti promotori a concordare un periodo di proroga autunnale.
Esposti i capolavori del pittore marchigiano, Giovan Battista Salvi detto il Sassoferrato, provenienti da varie raccolte pubbliche e private italiane e straniere, e opere di Pietro Perugino, il grande maestro umbro lungamente studiato dall’artista.
A decretare il successo della mostra, è stata sicuramente “L’Immacolata Concezione”, l’opera del Sassoferrato, che è tornata in Italia dopo più di due secoli, da quando cioè si trovava nella millenaria abbazia benedettina di San Pietro a Perugia.
Merito di questo temporaneo trasferimento va alla Fondazione per l’Istruzione Agraria, presieduta dal Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Perugia, professor Franco Moriconi, che è riuscito a ottenere il permesso dal Museo del Louvre, a cui oggi appartiene l’opera.
Accanto a questa magnifica pala, il pubblico può ammirare anche una quarantina di dipinti, in parte di Sassoferrato in parte di famosi maestri ai quali l’artista si ispirò, come Perugino e Raffaello.
Uno spazio significativo della mostra viene poi riservato anche alla cosiddetta “Madonna del Giglio”, immagine devozionale che assicurò grande notorietà al Sassoferrato.
Di questa, se ne presentano tre versioni: le prime due provengono da Modena e da Bologna, la terza è di proprietà della Fondazione. In queste opere l’artista riprende un’antica immagine di culto realizzata da Giovanni di Pietro detto lo Spagna, dotatissimo seguace di Perugino e Raffaello.
“Di fronte a opere del genere” – spiega la professoressa Galassi, tra i curatori dell’esposizione – “gli studiosi si sono legittimamente chiesti fino a che punto la pittura di Sassoferrato debba essere considerata originale. In realtà, e la mostra lo conferma in pieno, sarebbe sbagliato considerare il Salvi un mero imitatore, perché, come ha acutamente osservato Federico Zeri, egli non si limita a copiare le opere degli artisti presi a modello ma aggiunge sempre la sua personale interpretazione. Ciò emerge chiaramente dal confronto tra la bellissima Maddalena del Tintoretto e la versione di mano del Sassoferrato, dove le forme turgide e quasi sensuali del pittore veneto vengono riproposte dal Salvi con un linguaggio più asciutto e temperato. In mostra non mancano, d’altra parte, opere in cui l’artista si palesa in tutta la sua eccezionale originalità. Ecco dunque la Giuditta con la testa di Oloferne, un dipinto che non è esagerato includere tra i capolavori del Seicento italiano, la grande Annunciazione della Vergine, opera di rara finezza esecutiva, i santi Benedetto, Barbara, Agnese e Scolastica, lavori in cui l’artista, pur rispettando l’autorità dei modelli, mette da parte ogni forma di deferente imitazione. Esemplare, in tal senso, è anche la Madonna con il Bambino e Santa Caterina da Siena, concessa dalla Fondazione Cavallini Sgarbi, autentico vertice della pittura religiosa del Seicento”.
Credits: La mostra è realizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Perugia e la Regione Umbria, e si avvale del patrocinio del comune di Perugia.
Informazioni:
“Sassoferrato dal Louvre a San Pietro”
Dall’8 aprile all’5 novembre 2017
Complesso Monumentale di San Pietro, Via Borgo XX Giugno, 74 – 06126 Perugia
Fonte: Studio Esseci
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