A Vienna tutti i “Mondi del Romanticismo”

i romantici vienna

La Mostra

C’è tempo fino al 21 febbraio per ammirare le 170 opere dei maggiori rappresentanti del Romanticismo, il movimento culturale che, dalla letteratura passando per la musica, ha interessato anche le belle arti. Di matrice tedesca, ha fatto sentire i suoi effetti fino a Vienna. Ed è proprio l’Albertina, nel cuore della capitale austriaca, ad ospitare la mostra Welten der Romantik.

In parte provenienti dalla stessa Albertina, in parte da musei e collezioni internazionali, le opere esposte guardano al movimento nel più ampio contesto europeo, confrontando artisti come Caspar David Friedrich e Francisco de Goya. Nel corso della rassegna, di sala in sala, si passa da una sezione tematica all’altra, ciascuna contraddistinta da un diverso colore di pareti, per meglio dare risalto all’opera e al soggetto immortalato.

Le Opere

Sono essenzialmente due i macro temi attorno ai quali si snoda l’intera esposizione: da un lato, la questione della fede e della cristianità, nella duplice interpretazione dei Protestanti del Nord e dei Cattolici del Sud Europa; dall’altro, il paesaggio come metafora esistenziale e simbolizzazione della fede, anch’esso diversamente interpretato dalle due correnti.

Ed ecco che accanto ad una natura cupa, quasi minacciosa, che si fa segno e simbolo dell’alienazione e del mistero dell’esistenza umana, evidente nelle opere di Casper David Friedrich, Carl Blechen, Francisco de Goya e Johann Heinrich Fussli, si affiancano la luce e la serenità del mondo botanico rappresentato da Otto Runge, la semplicità e la grazia dei capolavori di Friedrich Overbeck (La Madonna della Rosa, 1820), il ritorno al Cristianesimo delle origini e ai miti medievali di Franz Pforr.

Da Le tappe della vita (1834) di Friedrich a Le epoche del giorno (1803) di Runge, dai toni scuri del crepuscolo alla luce del mattino, da rappresentazioni demoniache a creature angeliche e celestiali. Segue la scia di Friedrich Carl Blenchen ne la Costruzione del ponte del diavolo (1830). Particolarmente inquietante anche Il Colosso (1818) di Goya, che nell’oscurità diffusa scompiglia una carovana in preda al terrore. Esplora il mistero, invece, Il Silenzio (1799-1801) di J. Heinrich Fussli, in cui il corpo inerme e la chioma bianca della figura abbandonata a se stessa si contrappongono al buio dello sfondo.

Dai relitti e i mari in tempesta dei Romantici del Nord alla rivisitazione dei miti medievali, passando per il recupero dei temi del Vecchio e Nuovo Testamento, fino alle immagini di vita campestre dei Nazareni, quei romantici che, opponendosi al classicismo accademico, hanno dato vita alla Confraternita di San Luca e trovato rifugio a Roma. Qui, nel rispetto di una religiosità sobria hanno studiato il mondo antico e l’arte medievale italiana. Tra loro Scheffer von Leonhardshoff e lo Studio sulla morte di Cecilia (1820), un omaggio a Raffaello Sanzio.

Print Friendly, PDF & Email

copyright Riproduzione riservata.