Zandomeneghi, l’impressionista italiano in mostra a Padova

 

“L’arte non è ciò che vedi, ma ciò che fai vedere agli altri.” (Degas)

Abituati come siamo alla pronuncia francese parlando di pittori impressionisti, lascia forse un po’ di stucco quel grande nome italiano francesizzato Zandò. Uno fra pochi ad aver fatto breccia nel cuore dei grandi esponenti dell’en plein air. Lui è Federico Zandomeneghi, l’Italien de Paris, assieme a Boldini e De Nittis. La triade magica che a fine ‘800 è riuscita a colpire dritto e cogliere l’anima più profonda e fiera della società parigina.

Nelle sue mani brilla la luce dei teatri, della Belle époque e della sofisticata donna di Parigi. Così a cent’anni dalla sua morte non si non può non festeggiare il tripudio impressionista che il maestro veneziano ha regalato all’Italia e al mondo. Chi volesse può trovarlo fino 29 gennaio a Padova, nelle sale di Palazzo Zabarella con una raccolta di opere tra le più belle lasciate a i posteri.

Cento opere, tra dipinti a olio e pastelli, provenienti da enti pubblici e collezioni private ricostruiscono il percorso artistico di Zandomeneghi, protagonista sul palcoscenico parigino tra ‘800 e ‘900. A cento anni dalla sua morte.

Il cantore della donna emancipata. La figura femminile sempre al centro del suo mondo.

Nei suoi momenti quotidiani
Alla toilette
La passeggiata al Bois
La lettura
Le serate mondane
Il teatro

Con un tratto e una tecnica inconfondibili il pittore veneziano ha fissato su tela ogni minimo particolare, le fisionomie, i gesti, la vita nella Belle époque, cogliendo il fascino unico delle strade di Parigi, dei suoi boulevard, della vita mondana ritratta nei caffè e nei teatri e contribuendo a creare l’immaginario della donna parigina.

Figlio d’arte, Zandomeneghi si guardò bene dal seguire le orme della famiglia – del nonno Luigi e del padre Pietro – che lo avrebbero condotto dritto alla scultura. Scelse invece di fuggire per non arruolarsi nell’esercito austriaco, passando tra Venezia e Firenze, dove strinse forti legami con i Macchiaioli e da cui nacquero due splendidi dipinti: ‘Palazzo Pretorio‘ (Firenze, 1865) e ‘Impressioni di Roma’, d’ispirazione sociale, che ritrae una scena in cui una schiera di mendicanti sui gradini del convento di San Gregorio al Celio è intenta a consumare il pasto offerto loro in beneficenza.

E poi finalmente Parigi nel 1874. L’amicizia con gli impressionisti, Degas e Renoir in primis e la costruzione di quella triade magica -‘Zandomeneghi-Boldini-De Nittis – che saltò a piedi pari in quella straordinaria officina che fu la ‘pittura della vita moderna’.

E da lì in avanti, la sua straordinaria carriera che si apre con un’opera strepitosa, vero elogio della sua adesione all’Impressionismo: 

‘Place d’Anvers’, realizzata nel 1880 ed esposta l’anno successivo alla sesta collettiva degli Impressionisti, una delle tante esposizioni in cui il veneziano fortifica i legami con il gruppo. Con Pissarro, Degas e Toulouse-Lautrec in primis. La sua pennellata veloce, i rimandi a Renoir visibili nelle ombre colorate e addirittura il ricorso a puntini cromatici che sembrano anticipare George Seurat.

Audace ritratto di istanti di vita parigini, che ricorre in molti altri suoi capolavori degli stessi anni: ‘Place du Tertre’, ‘Scena di strada a Parigi con gente che beve a una fontana “Wallace”, ‘Mouline de la Galette’ che dipinge l’ingresso di uno dei locali dal ballo parigini più famosi dell’epoca da un’angolazione davvero insolita. E poi ‘Casetta a Montmartre’, con un titolo che è tutto un programma e ‘Periferia di Parigi’.

Ma la rappresentazione della vita moderna si concentrava in particolare sugli interni, con le piccole scene di nudo femminile dove si confrontava con Boldini, Degas e Renoir, o con la ricerca sulla singola figura come ne ‘La cuisinière’. Questo motivo ripreso dalla realtà quotidiana e apparentemente privo di interesse proprio per la sua dimensione ordinaria è pervaso da un sentimento di intimità domestica.

Cè poi un luogo tutto suo, in cui Zandomeneghi dà il meglio di sé e si fa ricordare con tenera nostalgia come cantore delle scene e dell’atmosfera parigina: la serie ambientata nei caffè, con tre straordinari dipinti – Al caffè, Al caffè Nouvelle Athènes e Coppia al caffè – emblema della sua sperimentazione impressionista.

Al caffè Nouvelle Athènes il pittore raffigura se stesso di spalle, ma con il volto che si riflette nello specchio sullo sfondo, mentre conversa con Suzanne Valadon, musa di molti impressionisti come Degas, Renoir, Toulouse-Lautrec, e a sua volta pittrice e madre di Maurice Utrillo.

Una mostra, quella padovana, che strizza l’occhio al periodo prettamente parigino di Zandomeneghi, in un percorso che parte dagli esordi realisti per focalizzarsi su grandi lavori tra fine ‘800 e inizio ‘900, quelli che lo hanno distinto per bravura e tecnica e fedeltà al movimento impressionista. Tutto volto a restituire al maestro veneto il giusto riconoscimento, il giusto valore, il giusto posto nel novero della pittura moderna.

Dopo le due grandi mostre dedicate nel 2005 a Boldini e nel 2013 a De Nittis – afferma Federico Bano, presidente della Fondazione Bano – era giunto il momento per Palazzo Zabarella, proprio in coincidenza con il centenario della morte avvenuta nel 1917 e il ventesimo anniversario di attività della Fondazione Bano, di realizzare una rassegna sul terzo degli italiani a Parigi che, più degli altri due, ha saputo inserirsi nel clima sperimentale della capitale francese. Zandò, come veniva familiarmente chiamato dai suoi amici francesi, fu il solo italiano a fare parte del gruppo, partecipando alle loro mostre alternative a quelle dei Salon ufficiali. Anche l’intransigente Roberto Longhi, gli riconosceva il merito di essere l’unico degli italiani a poter essere inserito tra gli Impressionisti”.

 

Info utili:

L’IMPRESSIONISMO DI ZANDOMENEGHI
Padova, Palazzo Zabarella (via degli Zabarella, 14)
1 ottobre 2016 – 29 gennaio 2017

Orari
dal martedì alla domenica, dalle 9.30 alle 19.00 (la biglietteria chiude alle 18.15)
Chiuso il lunedì
Aperture straordinarie: lunedì 31 ottobre, 26 dicembre e 2 gennaio
Chiusure straordinarie: sabato 24 dicembre e domenica 25 dicembre

Biglietti
Intero: € 12,00
Ridotto: € 10,00 (Over 65 anni, giovani dai 18 ai 25 anni)
Ridotto: € 6,00 (Ragazzi dai 6 ai 17 anni minorenni)
Biglietto Aperto: € 15,00 (biglietti acquistabili via internet o alla biglietteria, fino a 48 ore prima della data di utilizzo, consente di visitare la mostra senza necessità di definire data e fascia oraria precise).

 

Credits: CLP Relazioni Pubbliche

 

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