Toscana, Dante al castello di Giovagallo

Rovine. Castello di Giovagallo Fonte: Visit Tuscany celebrazioni dantesche

Per le celebrazioni dantesche di quest’anno, scopriamo il castello di Giovagallo, dove Dante fu ospite della famiglia Malaspina.


In occasione dei 700 anni dalla morte di Dante, la Toscana celebra il Sommo Poeta proponendo gli itinerari dei luoghi in cui ha vissuto, per conoscere i paesaggi e le storie che sono state fonte d’ispirazione per la sua Divina Commedia.

A Tresana, in provincia di Massa Carrara, il borgo di Giovagallo è tra i protagonisti di questa iniziativa. I marchesi del borgo furono, infatti, mecenati di Dante.

Un feudo Malaspiniano

Nel Medioevo, nel cuore della Lunigiana, Giovagallo è un borgo la cui storia è legata alla famiglia Malaspina. L’antico feudo, che comprendeva anche i territori di Bola e Novegigola, in seguito a divisione, pervenne nel 1266 al marchese Manfredo Malaspina (detto “il lancia”, per la sua abilità nell’usare quest’arma). Il marchese edificò e ampliò un castello con borgo murato sopra una collina impervia, quasi inaccessibile e invalicabile su rocce affioranti, situata sulla destra del torrente Penolo.

Il castello

Il castello, lesionato dal tempo, di cui oggi non restano che i ruderi, era uno snodo strategico per le caratteristiche logistiche e strutturali: posto su un colle orientale del Monte Corneviglia, era circondato sia a est che a ovest da due gole profonde, ed era raggiungibile via strada dal lato nord.

Una posizione favorevole, utile alla difesa, ma poco adatta all’abitazione. La leggenda vuole che, in periodo di pace, il castello venisse abbandonato. Dalla torre principale il maniero consentiva la vista di un ampio territorio feudale. La struttura ospitava i marchesi, gli armigeri e naturalmente gli inservienti. Una cisterna convogliava l’acqua in un condotto in muratura, rendendo il castello indipendente e autonomo anche in caso d’attacco, e un oratorio ospitava Alagia in preghiera.

Dante 700. Locandina mostra. Fonte: Umbria Tourism Umbria, Dante 700: Esposizioni sopra la Comedìa in Galleria

Le citazioni dantesche

Prima con Manfredi, nel 1266, poi con suo figlio Moroello e la moglie Alagia Fieschi, i marchesi Malaspina sono mecenati generosi di Dante Alighieri. Una generosità che il Sommo Poeta ricambia citando Moroello nel XIV Canto dell’Inferno e Alagia nel XIX Canto del Purgatorio. Moroello è definito “vapor di Val di Magra” e la sua figura viene esaltata per il valore nella battaglia di Campo Piceno, che il marchese di Giovagallo vinse (Canto XIV, v.145-151):

Tragge Marte vapor di Val di Magra

Ch’è di torbidi nuvoli involuto;

E con tempesta impetüosa e agra

Sovra Campo Picen fia combattuto;

Ond’ei repente spezzerà la nebbia,

Sì ch’ogni Bianco ne sarà feruto.

E detto l’ho perché doler ti debbia!

Alagia è protagonista del Purgatorio, dove Dante la distingue dal resto della famiglia definendola buona d’indole (Canto XIX, v. 142-145):

Nepote ho io di là c’ha nome Alagia,

Buona da sè, pur che la nostra casa

Non faccia lei per essempio malvagia;

E questa sola di là m’è rimasa.

Dante e Virgilio. Divina Commedia Fonte: Visit Tuscany

Le prove della presenza di Dante

Il sommo poeta esalta Moroello benché avesse ferito e ridotto all’impotenza i suoi amici. Più commovente è il cenno che fa di Alagia Fieschi. L’elogio, posto nel dominio dell’Avarizia, esalta la generosità della nobildonna, tanto prodiga di suffragi in favore dei propri morti che lei, dice Dante, non avrà bisogno dell’intervento di nessuno per assurgere un giorno alle beate genti. L’Elogio vale senz’altro anche a sottolineare la riconoscenza di Dante per l’ospitalità goduta nel castello di Giovagallo.

Dante Alighieri. Fonte: Wikimedia Commons Le Scuderie del Quirinale annunciano la mostra “Inferno” su Dante

Fonte: Visit Tuscany

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